lunedì 30 aprile 2012

Gli oggetti ci parlano. Prima pagina del 17 aprile 2012

Nuovo museo, e Gli Oggetti Ci Parlano su www.24emilia.com

Spadoni: sui musei una polemica populista


di Chiara Pignedoli

Molta curiosità ma anche molte voci critiche verso il progetto “Gli oggetti ci parlano” realizzato nell’ambito di Fotografia Europea 2012 e il cui primo incontro pubblico e partecipato si è svolto domenica presso i chiostri di San Pietro.



L’iniziativa era stata introdotta nei giorni scorsi dagli assessori comunali Mimmo Spadoni e Giovanni Catellani, da Elisabetta Farioli direttrice dei musei e da Massimo Magnani direttore dell’area pianificazione strategica.

In questo primo appuntamento i reggiani sono stati invitati a portare ai chiostri oggetti degli ultimi sessant’anni che hanno caratterizzato il loro quotidiano e che possano assumere un significato collettivo legato al vivere cittadino.

Gli oggetti devono ricondursi a quattro aree di pertinenza o aree tematiche individuate dall’amministrazione quali il mangiare, il vestire, il partecipare e il condividere che, come affermato da Elisabetta Farioli, “sono state scelte pensando ad alcune eccellenze di questo territorio che hanno caratterizzato proprio il periodo dai cinquanta ai settanta, come lo sviluppo dell’industria tessile e dell’alimentare e poi la forte partecipazione politica”.

L’obiettivo di questa raccolta, che l’11 maggio prossimo confluirà in una mostra a cura dell’architetto Italo Rota, è quello di fornire un bilancio sul percorso comune reggiano e di declinare i valori legati alle “nostre cose” in prospettiva futura.

Per questo sono state scelte aree tematiche che hanno conosciuto un profondo cambiamento nel range temporale considerato.

24Emilia ha chiesto a Mimmo Spadoni, assessore ai progetti speciali del comune di Reggio, un commento sull’iniziativa e su alcune voci critiche che si sono manifestate nei giorni scorsi.

Assessore Spadoni, com’è andato questo primo incontro con la cittadinanza nell’ambito del progetto “Gli oggetti ci parlano”?

Il bilancio del primo fine settimana è senz’altro positivo, c’è stata una forte partecipazione testimoniata dalla raccolta di oltre 350 schede di prestito. Molti cittadini poi sono venuti per informarsi e per capire come il progetto fosse strutturato.
Il meccanismo di ricerca e di passaparola ha funzionato, abbiamo intercettato un bisogno che era già presente nella cittadinanza e che si è rafforzato dati i tempi di crisi.

Qual è la riflessione che sottende all’iniziativa?

Si tratta di un ricordo del passato ma che guarda al futuro. La maggior parte dei prestiti registrati sono oggetti riconducibili agli anni ’50 e ’60, anni in cui l’Italia è mutata molto e in modo rapido. Questo dato è rappresentativo del concetto di cambiamento che sottende al progetto, testimonia come ci siano momenti particolarmente pregnanti nella storia e come questo sia percepito e riconosciuto dalla collettività.


La settimana scorsa è stata lanciata online la petizione "Per i Musei Civici di Reggio Emilia". Tra le varie critiche mosse all’amministrazione in merito alle scelte di riqualificazione vi è anche la convinzione che non offra “alcun racconto organico della vita antica e moderna della città e del suo territorio”. Cosa ne pensa?
Chi ha proposto e firmato la petizione dovrebbero venire ai chiostri. Molte delle persone accorse domenica erano entusiaste dell’iniziativa e desiderose di dare un loro contributo materiale.
Inoltre è importante riconoscere anche il valore documentaristico del progetto. Si tratta di un percorso scientifico. Ogni oggetto raccolto viene catalogato e ricondotto alle categorie di pertinenza, inoltre viene richiesto al cittadino di spiegare perché ha deciso di consegnare quell’oggetto nello specifico.

Queste accuse sono infondate, in questo senso si sta giocando in modo non molto corretto. Si dice che questa iniziativa cancelli i musei per sviluppare un’idea eclatante, che non rispetti la tradizione e che sia uno spreco di soldi in tempi di crisi. Ma in realtà il museo sarà allestito in spazi che ad oggi non sono fruibili. Inoltre l’organizzazione della “Period room” narra della città del ‘900, quindi racconta qualcosa che appartiene a tutti e fa parte della nostra memoria condivisa. Pensiamo all’azienda Max Mara, al suo valore simbolico. Nata nei primi anni ’50, oggi impiega un gran numero di reggiani ed è ancora una realtà importantissima per il tessuto economico locale.

E rispetto all’accusa che si tratti di scelte costose, non adeguate all’attuale situazione di crisi economica e sociale?
Ancora una volta si gioca sull’equivoco. Il progetto è stato finanziato tra il 2007 e il 2008 anche con contributi privati e nell’ambito del piano di riqualificazione del centro storico. Le risorse pubbliche utilizzate erano state congelate dal patto di stabilità, quindi erano già lì per questa iniziativa.
Le classifiche dimostrano come Reggio sia al primo posto tra i comuni italiani in termini di qualità dei servizi e questo viene portato avanti attraverso sforzi di bilancio in termini di spesa corrente. Non è possibile utilizzare lo stesso meccanismo per investimenti di altro genere.
Non so chi siano queste persone ma credo che abbiano finalità politiche e comunque la loro attitudine è di tipo populista.

lunedì 16 aprile 2012

http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=JxdpBosZFsI

GLI OGGETTI CI PARLANO su youtube

http://www.youtube.com/watch?v=qn1nJ7sM_14

Chiostri di San Pietro 14 e 15 aprile. La città di Reggio ha risposto all'appello

La Gazzetta di Reggio 15 aprile 2012


Il Resto del Carlino - Reggio 15 aprile 2012


Prima Pagina 15 aprile 2012

                                           
                                         L'associazione A REGOLA D'ARTE al lavoro

Da sinistra: Chiara Davoli, Elisabeth Sciarretta, Alessandra Bigi Iotti

mercoledì 11 aprile 2012

GLI OGGETTI CI PARLANO. Da www.telereggio.it

Gli oggetti che hanno
fatto storia

Saranno i chiostri di S. Pietro ad ospitare la mostra Gli oggetti ci parlano, che inauguerà l’11 maggio, in occasione dell’apertura di Fotografia Europea 2012. Questo spazio che la città ha recentemente riscoperto, dove si avverte forte lo scorrere del tempo, accoglierà oggetti che sono appartenuti ai decenni passati ma che, in quegli anni, hanno rappresentanto una svolta. Sarà una occasione per riflettere sul futuro grazie all’allestimento che sarà curato dal’architetto Italo Rota.
‘Non si tratta di un’operazione legata alla nostalgia – ha detto l’assessore ai progetti speciali Mimmo Spadoni presentando l’iniziativa alla stampa – ma piuttosto di un percorso di riflessione sul passato che guarda al futuro e alla capacità che il passato ha di parlarci e di raccontarci nuove storie. L’iniziativa guarda anche al futuro Museo di palazzo San Francesco, intendiamo infatti sperimentare modalità di collaborazione partecipativa che aiuteranno ad incrementare le period room della seconda metà del XX scolo allestite all’ultimo piano dei musei’.
Gli oggetti che i cittadini sono chiamati a portare devono riguardare quattro temi centrali: il cibo, l’abbigliamento, la partecipazione politica, i viaggi. Rovistate dunque nei vostri cassetti e aprite i vecchi bauli: servono elettrodomestici, come macchine per il caffè ed aspirapolveri, che hanno cambiato il modo di cucinare, abiti dagli anni ’50 in poi, vecchie tessere o manifesti elettorali, souvenir delle vacanze.
Per le informazioni sulle modalità di consegna e prestito si può consultare il sito http://www.fotografiaeuropea.it oppure chiamare il numero 338 9868001
di Manuela Catellani
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GLI OGGETTI CI PARLANO. Da Il Resto del Carlino online

Oggetti parlanti cercansi

Il progetto culturale

Cittadini invitati a portarli ai chiostri nel week end

di Monica Rossi
oggetti
 
Reggio Emilia, 11 aprile 2012 - Questo fine settimana ogni cittadino potrà contribuire a un singolare progetto culturale, intitolato “Gli oggetti ci parlano”. portando ai Chiostri di San Pietro oggetti degli ultimi anni sessant’anni legati a temi centrali del nostro vivere quotidiano: il cibo, l’abbigliamento, la condivisione, il viaggio e la partecipazione.
L’iniziativa, presentata dagli assessori comunali Mimmo Spadoni e Giovanni Catellani, da Elisabetta Farioli, direttrice dei musei, e da Massimo Magnani, direttore dell’area pianificazione strategica, è realizzata nell’ambito di Fotografia Europea 2012 e confluirà in una mostra a cura dell’architetto Italo Rota, che verrà inaugurata l’11 maggio ai Chiostri. Rota poi - è stato annunciato, parteciperà il 19 maggio a un dibattito coi cittadini sul riallestimento dei Musei Civici e sulla nuova idea di museo.

L'assessore Spadoni ha detto che quella degli «oggetti parlanti» non è un’operazione nostalgica «ma un percorso di riflessione sul passato che guarda al futuro e alla capacità che il passato ha di parlarci e di raccontarci nuove storie». L’iniziativa guarda anche al futuro Museo di palazzo San Francesco, in quanto così si potrà aiutare a incrementare le “period room” della seconda metà del XX Secolo allestite all’ ultimo piano dei Musei.

Sabato e domenica, dalle 10 alle 19 i cittadini sono invitati a portare o segnalare gli oggetti che per il loro tempo hanno significato un’innovazione, una svolta, un cambiamento. Domenica, dalle 19 alle 21, festa finale per chi ha partecipato all’impresa. Elisabetta Farioli, dopo aver detto che i temi sono stati pensati con riferimento alle eccellenze reggiane tra gli anni Cinquanta e Settanta, ha spiegato che «gli oggetti saranno raccolti come prestito e poi schedati per divenire parte anche della versione on line della mostra. Il momento della consegna sarà immortalato da alcuni fotografi per poter valorizzare non solo l’oggetto ma anche il suo proprietario. La selezione degli oggetti che diverranno parte della mostra sarà realizzata da Italo Rota e gli oggetti che non entreranno nell’esposizione faranno comunque parte del catalogo della mostra».

Monica Rossi

giovedì 5 aprile 2012

GLI OGGETTI CI PARLANO. 14-15 APRILE CHIOSTRI DI SAN PIETRO - RACCOLTA DI OGGETTI DEL NOSTRO RECENTE PASSATO

L'associazione A REGOLA D'ARTE parteciperà alle due giornate di raccolta di oggetti che i cittadini di Reggio Emilia sono chiamati a portare per contribuire all'allestimento di una mostra che sarà aperta in concomitanza della manifestazione Fotografia Europea. Invitiamo tutti i lettori del nostro blog a contribuire.
Per saperne di più: www.fotografiaeuropea.it

mercoledì 4 aprile 2012

Nuovo museo di Italo Rota. Da La Gazzetta di Reggio: i commercianti.

IL PARERE DEI COMMERCIANTI

«Ma non abbiamo già Mazinga?»

Qualcuno si schiera contro ma non manca chi plaude alla novità



REGGIO. La gente, si sa, ha l'abitudine di affibbiare dei soprannomi ai monumenti e alle strutture architettoniche che sorgono nelle loro città. Ecco, il progetto dell'architetto Rota riguardo al nuovo ingresso dei Musei civici sembra decisamente stimolare la fantasia dei reggiani. «Cos'è, arrivano gli alieni a Reggio?» afferma uno dei ragazzi che è solito stazionare nella zona compresa tra la fontana e la scalinata a fianco del Valli che da piazza Martiri del 7 luglio conduce in via Secchi. "Funghi" li hanno definiti subito dopo la presentazione del progetto, alcuni mesi fa. Che richiamino strutture da film di fantascienza o che ricordino una versione moderna del mondo di “Alice in Wonderland”, quello che conta è che si adattino alla struttura della piazza e siano a essa funzionali. Questo abbiamo chiesto ai commercianti presenti in piazza, che con le futuristiche strutture di Rota potrebbero dovere convivere ogni giorno.
«Mi piace - afferma Davide Zaniboni, titolare del Caffè della Fontana - le soluzioni innovative mi hanno sempre affascinato. Potrebbe essere un buon richiamo turistico, e ce ne sarebbe bisogno visto che oltre ai ragazzi e alle persone che occupano le panchine attorno al monumento ai Caduti non sono molti quelli che vengono in piazza». Non si esprimono invece i titolari del negozio di abbigliamento a fianco del bar. Diverso il pensiero dei titolari del Punto moda, storico negozio del centro. «Non voglio dare giudizi estetici perché non conosco il progetto e non sono abbastanza informata - esordisce Cinzia Garlassi -. Costa quasi 700 mila euro? Certo, in un periodo come quello attuale, con le difficoltà economiche per Comuni e cittadini, l'Imu e le altre tasse, forse sarebbe meglio utilizzare quel denaro per altre esigenze, magari ripianando le buche nelle strade o facendo bene i lavori, così si evita di doverle rifare ogni anno. In ogni caso credo ci siano altre priorità, anche perché credo che la piazza sia già stata valorizzata». Pareri contrastanti dunque, anche se, per quel che riguarda il dato economico tutti sono d'accordo sul fatto che in questo momento il denaro potrebbe essere utilizzato diversamente.
«E' una bella cosa per la piazza, mi piace - spiega la sorridente titolare del chiosco di piazza della Vittoria, Yuezhu Yu - forse però per quel che riguarda la gestione dei soldi si potrebbero fare altre cose, con la crisi i bisogni sono tanti». Tranciante il giudizio di Agostino Melis, titolare assieme alla moglie del bar a fianco della Camera di commercio. «Dopo il pesce a Santa Croce e "Mazinga" a Santo Stefano, ora i funghi giganti in piazza? Oltre all'estetica, se la città è gestita bene non credo sia in questo modo che la si valorizzi, non credo questo abbia a che fare con Reggio e con i musei. Per esempio si potrebbero utilizzare i soldi per aiutare i commercianti in difficoltà, ma non solo».
Daniele Valisena
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Nuovo museo di Italo Rota. Da La Gazzetta di Reggio la posizione di Davoli

"I funghi? Una copia fiacca e pedestre" / VOTA

Enrico Maria Davoli, docente all'Accademia di Bologna, stronca la proposta: "Gli allestimenti di Rota sono l'ABC del già visto"

di Chiara Cabassa
REGGIO
«E non si dica che Rota ha citato Lloyd Wright. Semplicemente lo ha copiato, anzi saccheggiato». Enrico Maria Davoli, docente di storia della decorazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna oltre a essere tra i 45 firmatari delle lettere con le quali si chiede di discutere il progetto dei nuovi Musei, entra così nel merito dell’originalità artistica dei funghi di Rota difesa a spada tratta dall’assessore Spadoni.
L’assessore Mimmo Spadoni parlava a proposito dei funghi di una cifra stilistica che appartiene a Rota come il chiaroscuro ha caratterizzato l’opera del Caravaggio...
«Un loro archetipo - spiega Enrico Maria Davoli - potrebbero essere le colonne in stile organico ideate da Frank Lloyd Wright per uno dei suoi capolavori, l’edificio Johnson Wax (1936-39) di Racine, Winsconsin. Qui forse, ma non oltre, si potrebbe spendere l’aggettivo “originale”. Quella di Rota non è una citazione. E semmai una copia fiacca e pedestre, di cui un bravo studente del “Secchi” o del “Chierici” non andrebbe fiero».
Rota afferma chè è sul versante artistico-ludico-percettivo che che si gioca oggi il destino dell’architettura.
«Il fatto di avere un Museo con diverse sezioni nelle quali sia compresa anche la contemporaneità, non è in sè un fatto negativo. Il problema è che a Reggio avremo da un lato il Museo come lo vediamo ora e dall’altro delle installazioni d’arte contemporanee che vorrebbero fare da insegna pubblicitaria al Museo già esistente ma collocandosi su un altro piano. Installazioni peraltro permanenti».
Entrando nel merito, che ne pensa degli allestimenti interni proposti da Rota?
«Per quello che ho potuto capire dal video della lectio magistralis in cui Rota sintetizza le sue proposte per i Civici Musei, ci troveremo di fronte ad acquari e luminiscenze, parti di corpi umani, cavità oscure, clonazioni, ibridi, strumentazioni mediche esposte come oggetti arcani, il tutto vagamente e possibilmente funereo. E’ l’Abc dell’arte contemporanea degli ultimi 25 anni: dal Post-Human alla nuova Body Art di Franko B, Stelarc e neominimalismo lisci, asettici e ipertecnologici, di cui traboccano i musei d’arte contemporanea in ogni angolo del mondo».
L’architetto chiamato a disegnare i nuovi Musei reggiani ha affermato che vero segno identitario di Reggio sono i ponti di Calatrava...
«Qui non è il giudizio in sè che conta, ma le conseguenze che Rota ne trae: “Non possiamo - ha affermato - vendere a un tunisino il nostro passato ma solo il nostro presente e il nostro futuro”. Anche ammesso che le cose stiano così, sorge una domanda: fino a quando i ponti di Calatrava apparterranno al presente, e quando scadranno anch’essi nel passato? Quel che è certo è che se dovesse passare l’idea che la città sia qualcosa di simile a un guardaroba pieno di abiti alla moda, allora il “presente” coinciderà con l’ultimo acquisto fatto in boutique, mentre il penultimo sarà già “passato”. Passato di moda, apunto».
Rota si fa quindi portavoce dell’architettura e dell’urbanistica pret-à-porter: cosa obiettare?
«Trovo che l’architettura e l’urbanistica pret-à-porter siano il vero provincialismo di cui il nostro paese, un paese fatto da sempre di province, dovrebbe liberarsi. Anche verificando che le credenziali degli artisti-creatori-innovatori siano all’altezza ed in tema con
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lunedì 2 aprile 2012

Nuovo museo di Italo Rota. La posizione di Graziano Pompili da La Gazzetta di Reggio.

Funghi ai Musei polemica rovente

Lo scultore Graziano Pompili attacca le scelte «spettacolari» «Ci sono altri luoghi nati appositamente per attirare le folle»
di Chiara Cabassa REGGIO. «Il Museo non deve attirare le masse, ci sono altri luoghi nati con questa finalità».
Graziano Pompili, scultore noto in Italia e all’estero per le numerose mostre personali allestite in gallerie blasonate oltre che per le tante opere di grandi dimensioni realizzate per spazi pubblici e privati, si divide tra Montecchio e Carrara dove ha uno studio per la lavorazione di marmi e graniti. Ma non perde mai di vista “la Reggio che cambia”. E se ai tempi della polemica sulla fontana davanti al Valli si schierò senza imbarazzi per il nuovo progetto e per i dibattutissimi zampilli, oggi ammette di non digerire i funghi di Rota. E, più in generale, l’idea di un museo «spettacolare».
Lei è uno dei 45 firmatari delle lettere e degli interventi attraverso i quali viene chiesto un confronto sui Musei? Perché questa adesione?
«Sono profondamente convinto che non c’è alcun bisogno di trasformare i nostri Musei in un polo d’attrazione per le folle. Pensiamo agli outlet che si sono inventati architetture rinascimentali per dare un tocco “storico” a dei contenitori di moda, ovvero di contemporaneità. E poi pensiamo ai Musei che rischiano di fare la stessa cosa dimenticando di essere dei contenitori sì, ma di storia e di memoria. Allora perché non ci inventiamo per i Musei una bella facciata romana e trasformiamo chi ci lavora dentro in centurioni romani?».
I Musei reggiani vanno bene così come sono?
«Ovunque vada, uno dei primi posti che visito è il museo. E posso affermare, senza il timore di essere smentito, che i Musei di Reggio sono tra i più completi e possono contare su specifiche sezioni uniche a livello nazionale. Dalla parte più antica con le raccolte di Lazzaro Spallanzani alle collezioni del Chierici che sono sopravvissute agli atti vandalici di tanti direttori. E ancora la sala degli animali arricchita dal contributo di tanti privati a partire dal Barone Franchetti e poi la Reggio storica allestita negli anni Novanta dall’allora direttore Ambrosetti con la collaborazione dell’artista Oscar Accorsi. E’ chiaro che se metti una balena dentro una piscina, trasformi il Museo in un luna park. Ma i luna park esistomo già».
La balena nella piscina?
«Sì, mi riferisco a un’altra delle idee di Rota... praticamente si prevede di collocare una balena sotto una cupola di vetro piena d’acqua dove si vedono, immagino dipinti, altri pesci. Per creare un effetto estraniante. Ma non serve, perché chi entra nei Musei reggiani può scegliere davvero tra sezioni talmente complete da rappresentare dei musei dentro al museo. Perché allora inventare qualcosa di diverso? E non parlo di soldi, investimenti, sprechi. Dal mio punto di vista si tratta di una questione puramente etica e culturale».
I Musei reggiani, quindi, sono intoccabili?
«Dico semplicemente che i nostri Musei sono completi in quanto a contenuti. Se poi vogliamo cambiare l’ingresso in modo che possa ospitare un book shop e un bar, va bene, ma non è la priorità».
Ma questi funghi sono così brutti?
«L’estetica in questo caso non mi interessa. Mi scandalizza piuttosto che gli amministratori, politici al servizio dei cittadini, non si diano la briga di confrontarsi prima di prendere delle decisioni importanti come la trasformazione di un museo. Con chi si sono consultati? Perché la scelta è caduta proprio su Italo Rota?».
Forse perché è un nome noto e ha già avuto a che fare con i Musei reggiani...
«Non voglio contestare per partito preso Italo Rota. L’allestimento fatto l’anno scorso ai musei in occasione di Fotografia Europea era stato molto interessante. Così come originali sono stati tanti suoi allestimenti temporanei... ma non si può essere contemporaneamente artisti, scenografi, architetti e chissà cos’altro ancora. Il fatto è che gli interventi previsti per i nostri Musei saranno “per sempre”. E questo fa la differenza».
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01 marzo 2012

Nuovo museo di Italo Rota. Da La Gazzetta di Reggio del 1 aprile 2012. La posizione di Spadoni.

I funghi dialogano con la piazza e la città storica

L’assessore Spadoni non ha alcun dubbio sul restyling «Non è un’operazione originale? E’ la cifra stilistica di Rota»

Prosegue il dibattito sui Musei civici. Dopo lo scultore Graziano Pompili e l'assessore alla Cultura Giovanni Catellani, a prendere la parola è l'assessore ai progetti speciali con delega ai progetti urbanistici Mimmo Spadoni, che puntualizza alcune questioni. «Ci sono dei fatti che vengono prima delle opinioni e che restano anche dopo di queste - esordisce Spadoni -. Visto che sono stati resi noti privatamente e pubblicamente, bisognerebbe sempre tenerli presenti. Il progetto dei Musei civici ha una storia lunghissima, che comincia nel 2004: c'era un cantiere bloccato da tempo, da cui era anche nato un contenzioso con l'azienda a cui erano stati affidati i lavori. Il Comune ha preso in mano il progetto e lo ha inserito nel piano di valorizzazione della città storica che comprendeva anche la valorizzazione di questo polo culturale in riferimento al suo rapporto con lo spazio pubblico».
Quindi si tratta di un progetto da pensare in relazione agli altri lavori realizzati in città?
«Sì, a partire dalla riqualificazione di piazza Martiri del 7 luglio, che verrà completata con la creazione del parcheggio; in questo discorso si inseriscono piazza Fantanesi, l'ex Mercato coperto, la pavimentazione delle strade e le altre opere la cui realizzazione ha a volte diviso l'opinione pubblica e che oggi sono apprezzate da tutti i reggiani».
Come mai allora non sono ancora cominciati i lavori?
«Se non ci fosse stato il "patto di stabilità" il progetto sarebbe già stato realizzato. Per questo siamo costretti a tenere bloccati alla Banca d'Italia 60-70 milioni di euro, una cifra che per noi è molto significativa. Il progetto è stato approvato nel 2007-2008: chi parla quindi di opere realizzate con l'Imu dimostra di non sapere come funzionano le cose».
Catellani ha sottolineato la necessità di "stimolare la curiosità dei cittadini", mentre Pompili ha affermato che è mancato il dialogo.
«Vorrei precisare è che i lavori ai Musei non riguardano il loro contenuto che resterà invariato. Si tratta di intervenire sull'ingresso che dà sulla piazza e sulla parte dove sorgerà l'istallazione trasparente di Rota, che ora non è fruibile. Non si toccheranno le aree già destinate all'esposizione».
Ma cosa verrà realizzato nelle nuove aree?
«Un bookshop all'ingresso, un ristorante all'ultimo piano e le period rooms, alcune stanze tematiche che racconteranno alcuni temi del '900 a Reggio. Su questo siamo pronti a convocare i cittadini per discutere sul come attraversare in modo "trasversale" il ’900 reggiano. Si tratta di un’opera che guarda al futuro, un modo per valorizzare ulteriormente i musei».
Si è parlato di "dialogo" tra le strutture riflettenti e il resto della piazza: tra queste però vi sono i due antichi cedri del Libano, saranno rimossi?
«No. Sono in una posizione più laterale rispetto al teatro, non creano problemi».
Un'altra critica al progetto si basa sulla sua “non originalità”, essendo già stato realizzato a Palermo.
«Credo sia un'affermazione che non meriti nemmeno una risposta. E’ una cifra stilistica, un "marchio" che contraddistingue Rota: è come dire che Calatrava fa i ponti bianchi sia a Reggio che a Valencia o che Caravaggio utilizzava sempre il chiaroscuro».
Concludendo, quando inizieranno i lavori?
«I fondi per il progetto sono bloccati dal patto di stabilità: una volta che questi torneranno disponibili procederemo».
Daniele Valisena

www.gazzettadireggio.it
01 aprile 2012

Nuovo museo di Italo Rota. Da La Gazzetta di Reggio del 31 marzo 2012, la risposta dell'assessore Giovanni Catellani.

"La gente va incuriosita e i funghi funzioneranno" / VOTA

Giovanni Catellani, assessore alla Cultura: "Organizzerò un’assemblea aperta a tutti i cittadini alla presenza dell’architetto Italo Rota"

di Chiara Cabassa
REGGIO
«Il loro valore estetico è indiscutibile, di grande peso e richiamo». A parlare è Giovanni Catellani, assessore comunale alla Cultura, e ad essere promossi a pieni voti sono i “funghi” di Italo Rota. “Funghi” che, secondo il progetto dei nuovi Musei commissionato a Rota, dovranno accogliere i visitatori all’ingresso di palazzo San Francesco.
Assessore, cosa risponde a chi oltre a non gradire esteticamente i funghi di Rota giudica eccessivo il loro costo, 660mila euro?
«Innanzitutto quando abbiamo contattato l’architetto Italo Rota, lo abbiamo informato che il budget a disposizione per disegnare i nuovi Musei era di 4 milioni, e Rota ha rispettato i vincoli di spesa. Per noi questo è quello che conta. Quanto al costo dei funghi, mi risulta che sia inferiore ai 660mila euro ipotizzati, anche se voglio sottolineare come si tratti di un intervento molto importante per la città».
Dove sta il valore di questi funghi piazzati all’ingresso dei Musei... considerando anche che non saremo i primi ad ospitarli.
«Partiamo da un dato di fatto condiviso da tutti. I Musei civici reggiani ospitano raccolte naturalistiche e archeologiche di assoluto valore. Noi diciamo: queste raccolte vanno valorizzate. Ma come? Attraverso un rinnovamento. La differenza rispetto ai 45 firmatari che si oppongono al progetto di Rota sta tutta qua: secondo loro, ed è una posizione assolutamente da tenere in considerazione, non ha senso contaminare il nostro patrimonio museale con la contemporaneità».
I funghi come segnale del rinnovamento?
«In un cero senso è così. L’intenzione nostra e di Rota è quella di valorizzare il Museo. Nella convinzione che i luoghi della cultura debbano essere sempre più aperti non solo agli addetti ai lavori ma a tutti quanti i cittadini. La parola chiave è “curiosità”: è giusto rispettare i crismi imposti dalle scienze museologiche ma, di fronte a questo patrimonio di indiscutibile importanza, abbiamo il dovere di incuriosire la gente, farla avvicinare a un luogo che magari si visita da bambini e di cui poi ci si dimentica. Un ingresso accattivante, moderno, e sottolineo esteticamente di richiamo, serve anche a questo».
Torniamo al confronto che i 45 firmatari continuano a chiedere all’Amministrazione comunale. Questo tavolo sarà aperto?
«Deve essere aperto. Ma a quanto pare il contatto non è così facile da stabilire... Ritenendo che incontrare 45 persone tutte insieme non sarebbe stato funzionale al dialogo, ho pensato di confrontarmi con dieci firmatari per volta e li ho contattati andando in ordine alfabetico. L’incontro doveva essere il 21 marzo. Ma non si sono presentati».
Cioè?
«Mi è stato risposto che vogliono incontrarmi o tutti insieme o a gruppi ma scelti da loro... l’incontro quindi si farà. Si tratta di fissare una data».
Ma se il progetto è già stato approvato, che valore avrà il confronto?
«Il progetto non è ancora definitivo. Quindi il confronto sarà importante e potrà anche determinare dei cambiamenti fondamentali. Ma, se ho aperto un confronto, non trovo opportuno imparare certe cose dai giornali, tra l’altro non sempre corrette. Quando si fece la Fondazione dello Sport, io incontrai ad una ad una le diverse società sportive. Così è accaduto per mettere a punto i programmi di Fotografia Europea. E così mi muovo per i Musei. Anche perché quando si apre un dibattito sulla cultura, non posso che considerarlo un fattore positivo. In questo caso non mi fermerò però al dialogo con i 45 interlocutori».
Sta pensando a un summit in grande stile?
«Penso ad un’assemblea pubblica, aperta a tutti i cittadini, alla presenza dell’architetto Italo Rota, con il quale discutere a 360 gradi del futuro dei nostri Musei».©RIPRODUZIONE RISERVATA
31 marzo 2012

Nuovo museo di Italo Rota. Da La Gazzetta di Reggio del 30 marzo 2012.

I funghi di Rota all’entrata dei Musei costerebbero 660.000 euro / VOTA

Arriva l’ennesima richiesta di un confronto sul progetto Perché non realizzare prima servizi igienici a norma?

di Chiara Cabassa
Una simulazione dei funghi progettati da Rota per i musei
Tutto tace, intorno al futuro dei Musei. Ma non loro. I quaranta firmatari prima della lettera aperta al sindaco Delrio, quindi dei diversi interventi accomunati dalla volontà di cercare un confronto e di trovare un interlocutore parlante, non hanno alcuna intenzione di arrendersi al nulla. Che significa nessun tavolo aperto. Nessun confronto avviato. Nessuna intenzione condivisa. Se non tra gli addetti ai lavori.
Le teorie. Oggi ad intervenire è Pierpaolo Panciroli, insegnante al liceo “Corso” di Correggio nonchè firmatario dei diversi appelli. «L’Amministrazione comunale - così esordisce - annuncia che sta procedendo da tempo alla informazione diretta incentrata sulle modalità e finalità teoriche del futuro allestimento dei Musei civici a firma di Italo Rota. Purtroppo alla cittadinanza poco è stato mostrato della applicazione concreta di queste teorie a Palazzo San Francesco. E nulla è stato chiarito in merito ai costi dell’intervento, elemento fondamentale per dare il giusto peso alle opere nel contesto in cui esse si inseriscono».
Già visto. Ed è per colmare questi “buchi neri” che Panciroli intende mettere a disposizione dei reggiani «alcuni stralci di delibere e altri documenti reperiti in rete». «In “Reggio Comune” marzo aprile 2011 - spiega - è stata resa pubblica l’immagine del futuro ingresso dei Musei civici. L’unica immagine nota delle “strutture specchianti ad ombrello”, che per semplicità chiameremo “funghi” visto che già dal 2009 la stampa li aveva identificati come tali. In una intervista del 2009 a domanda in merito ai funghi Italo Rota risponde: “Sono colonne contemporanee, riprendono il colonnato del teatro e gli zampilli della nuova fontana”. Peccato che l’estroso artista dimentichi che queste strutture ad ombrello risultano identiche a quelle che il medesimo autore ha collocato nel 2007 a Palermo nella ex-chiesa di Sant'Elena». Nella delibera di Giunta ID 2008 n.136 al punto 24 - è sempre Panciroli a precisarlo - sono elencati tutti gli elaborati grafici relativi a questi funghi, fino al dettaglio dei particolari esecutivi in scala 1:1. Ci si chiede: anche i particolari esecutivi sono identici a quelli di Palermo? A seguito della nostra segnalazione di questa somiglianza, nella prima lettera da noi inviata al sindaco, l’autore ha risposto lapidario che sono “strutture psicologiche”».
Numeri e psicologia. Di fronte al muro delle «strutture psicologiche» non facili da decifrare senza l’aiuto del Maestro, e oltre «le motivazioni che stanno alla base delle teorizzazioni di Italo Rota e che sono state assunte in toto dalla Amministrazione comunale», Panciroli preferisce passare ai numeri, quelli sì, universalmente comprensibili. «In merito ai costi specifici del nuovo ingresso ai Musei civici, nella delibera di Giunta ID 2008 n. 325 è scritto con precisione: Quadro 3 - allestimenti da affidare separatamente. 3.1) “strutture specchianti ad ombrello” = costo 666.000 euro. Questa somma non comprende il costo della parete verde verticale retrostante, che ha già suscitato diverse perplessità riguardo agli oneri di manutenzione annuale, su cui attendiamo ancora risposta».
Il marketing. Le domande a questo punto abbondano. «Quale forte necessità estetica o di marketing o di comunicazione o pedagogica o perfino psicologica, come sostiene l’autore, può oggi giustificare questa spesa, che appare sorprendente e inopportuna agli occhi di molti? Non è solo una considerazione strumentale, legata al momento molto difficile che l’economia sta attraversando. Se ci limitiamo al tema Musei civici, le perplessità sulle spese preventivate e sull’allestimento Rota restano le medesime». Perché, a prescindere dal new look dell’ingresso «Palazzo San Francesco ha tante necessità, ben note e a nostro avviso prioritarie rispetto alla metodologia e alle soluzioni proposte».
Il degrado. Perché allora non utilizzare diversamente i fondi teoricamente disponibili, «che risultano essere oltre quattro milioni di euro?». «La collezione Spallanzani ed il Museo Chierici - entra nel merito Panciroli - rappresentano una eccellenza scientifica riconosciuta a livello internazionale. Ma versano in condizioni di degrado, private da decenni della manutenzione più ordinaria. Da anni le teche attendono di essere uniformate alle condizioni di sicurezza previste dalla normativa regionale, e richiedono interventi di minimo restauro ligneo poiché invase dalla polvere. Le medesime collezioni storiche necessitano revisione dell’impianto di illuminazione. Lo stato strutturale complessivo dell’edificio merita qualche investimento, anche alla luce della attività sismica ripresa in questo inizio d'anno. Sarebbe opportuno approfittare di parte delle somme a disposizione per la messa in sicurezza dell'edificio, prima di iniziare opere di allestimento. Il palazzo inoltre reclama la realizzazione di servizi igienici pubblici a norma e decorosi, che vadano a sostituire il prefabbricato collocato provvisoriamente da anni nel cortile interno». Per concludere: «Suggeriamo all’Amministrazione una doverosa pausa di riflessione sul complessivo riallestimento dei Musei proposto da Rota. Ci sono troppi “funghi” strani, non solo all’ingresso, difficili da digerire oggi e in futuro».
30 marzo 2012