Mai la stampa locale aveva dedicato tanto
spazio al nostro Museo Civico come in questi ultimi mesi. Questo è un fatto che
fa riflettere. Forse l’acceso dibattito sul nuovo Museo ha già ottenuto un
primo, per nulla insignificante, risultato: quello di riportare l’attenzione e
la curiosità dei cittadini sul nostro patrimonio culturale. Non solo Rota,
comunque. Ha preso ufficialmente avvio questa mattina con una conferenza stampa
tenutasi presso la Biblioteca delle Arti del Museo, il secondo anno di SaveArt, progetto triennale di
conservazione e manutenzione di venti opere pittoriche del Museo Civico di
Reggio, ideato e realizzato dalla restauratrice reggiana Chiara Davoli in
collaborazione con il Museo di Reggio, la Soprintendenza per i beni storico
artistici di Modena e Reggio Emilia e il sostegno economico delle Assicurazioni
Generali. Una operazione virtuosa e di ampio respiro fortemente voluta dalle Assicurazioni
Generali che hanno coerentemente portato avanti il loro impegno anche nel 2012;
un esempio virtuoso di rapporto tra pubblico e privato nella condivisione di
obiettivi comuni legati ai tradizionali concetti si salvaguardia e tutela del
patrimonio storico e artistico e alle moderne esigenze di innovazione e
promozione. Non solo, come ha brillantemente sottolineato il Dott. Mazzoli
questa mattina, il progetto intende anche valorizzare e promuovere le piccole
realtà locali dell’artigianato e del restauro; “botteghe”che per specializzazione
professionale ed esperienza sul campo nulla hanno ad invidiare ai più noti e
riconosciuti istituti competenti.
Nel 2011 l’intervento di restauro è stato
dedicato a sette dipinti del XVII; quest’anno il progetto è rivolto a quattro
importanti opere della cultura artistica emiliana e segnatamente reggiana. La
prima opera dell’inizio del XVII secolo riprende una “Festa religiosa in piazza del Duomo”. Si tratta di un documento di
notevole rilevanza storica, più che artistica. L’autore, anonimo, benchè in
passato si sia fatto anche il nome di Lionello Spada, ha raffigurato la piazza
grande di Reggio gremita di folla durante una festa religiosa cittadina.
Ritroviamo nell’immagine tardo cinquecentesca tutti monumenti più noti della
vita civica e religiosa conservati
ancora oggi, ma soprattutto ciò che il tempo
e l’uomo ha inesorabilmente cancellato e mutato, come la parte
medioevale della facciata del duomo sopra il moderno intervento in marmo di
Prospero Clemente o il passaggio, un tempo chiuso, verso piazza del Monte. Sul
lato sinistro, inoltre, spicca la Torre dell’orologio, che ad una analisi
ravvicinata mostra chiaramente l’affresco con “Apollo che guida il carro del
sole”, oggi perduto, del pittore novellarese
Lelio Orsi. Grazie a questa immagine si sono potuti rintracciare alcuni
preziosi disegni preparatori, approntati da Orsi a ridosso della stipulazione
del contratto il 13 novembre 1544.
Di grande bellezza e importanza è poi la grande
“Madonna in trono con Bambino e San
Giovannino” (firmata e datata 1603)del bolognese, naturalizzato reggiano,
Lorenzo Franchi (1565-1632). Si tratta infatti della prova più brillante e
riuscita di questo interessante artista
tardo cinquecentesco, certo non all’avanguardia, ma pratico e sapiente
nella resa levigata e squillante dei colori, sugli esempi dei bolognesi
Sabatini e Calvaert.
Appartengono già al XIX secolo il romantico’”Autoritratto” di Alfonso Chierici (Reggio Emilia 1816- Roma 1873) e il più noto
“Beffe al gatto” di Gaetano Chierici. Nella prima opera, espressione tipica del
gusto dell’epoca, il pittore si raffigura con gli strumenti e l’abito del mestiere; lo sguardo
interrogativo rivolto allo spettatore e l’aspetto emaciato del viso rimandano
probabilmente alla lunga malattia che mise duramente alla prova la già
cagionevole salute dell’artista. Il
dipinto, infatti, aveva una destinazione privata; nel 1837 venne inviato da
Roma alla famiglia ed era indirizzato alla madre, Laura Gallinari.
Dipinti come “Beffe al gatto”, del 1878 circa, hanno dato a Gaetano Chierici (Reggio Emilia 1838-1920) quella fama che abbiamo
visto consolidarsi sempre più fino ai nostri giorni. La sapienza del mestiere
pittorico che raggiunge vertici di virtuosismo nella resa naturalistica dei
dettagli dell’ambientazione e la facilità e piacevolezza dei temi scelti –
soprattutto paffuti bimbi di campagna colti in momenti di quotidianità –
motivano ampiamente il successo di pubblico raggiunto, a fronte invece di un
sostanziale disinteresse, almeno fino alla grande mostra del 1986, degli studi.
Una parte dei dipinti restaurati grazie al
progetto SaveArt saranno esposti con ogni probabilità in una delle ormai famose
“Period rooms” dell’allestimento del futuro museo di Italo Rota, la cosiddetta
“Sala rossa” ispirata alla grande esposizione d’arte reggiana del 1859.
Il museo dunque guarda al futuro, ma speriamo
senza mai tradire il proprio passato.
Venerdì 29
giugno alle ore 19,00 è previsto il primo
incontro con la città e la visita al
laboratorio di restauro Taddei Davoli di Chiara Davoli di Via Emilia S. Pietro
24. Nel corso della serata verranno presentati i quattro dipinti oggetto
del restauro 2012.
[Alessandra Bigi Iotti]