lunedì 21 novembre 2011

ORSI A NOVELLARA. Intervista a Massimo Pirondini sul Giornale di Reggio

Novellara riscopre le grandi opere del pittore Lelio Orsi

Le iniziative per il 500.mo anniversario della nascita e il “ritorno” da Modena del “Ratto di Ganimede”
NOVELLARA
Oggi, nella giornata di studi organizzata nel teatro della Rocca a Novellara in occasione del cinquecentesimo anniversario della nascita di Lelio Orsi, fra gli undici relatori sulla figura di Lelio Orsi e la cultura del suo tempo c'è anche Massimo Pirondini, lo storico dell'arte reggiano che fra l'altro ha curato la straordinaria mostra antologica nelle sale del teatro municipale di Reggio Emilia nel 1987, in occasione del cinquecentesimo anniversario della morte dell'Orsi: un'occasione unica per vedere insieme quasi tutte le sue maggiori opere, sparse nei vari musei del mondo.
Pirondini, che al convegno di Novellara, parlerà degli ultimi acquisti orsiani del museo Gonzaga, è fra gli storici dell'arte che più hanno studiato l'opera e la vita di Lelio Orsi.

Perchè Lelio Orsi è ancora oggi relativamente poco conosciuto?
«Lelio Orsi è certamente, con il Correggio e con Nicolò dell'Abate, fra i maggiori protagonisti di quella splendida stagione artistica che nel Cinquecento interessò anche le piccole corti intorno a Reggio. E’ un artista straordinario, ben noto agli studiosi e agli addetti ai lavori ma ancora oggi relativamente poco conosciuto, essenzialmente per tre ragioni. Trascorse gran parte della sua vita in provincia, fra Novellara e Reggio, in una zona, l'Emilia occidentale, trascurata dalla grande storiografia del tempo: Vasari dedicò poche pagine al Correggio e ignorò del tutto Lelio Orsi. Inoltre molti dei suoi dipinti sono andati perduti, così come gli affreschi. I suoi disegni, oggi in gran parte al Louvre e nei più importanti musei inglesi e statunitensi, erano già allora per pochi raffinati collezionisti ed intenditori, non certo destinati al grande pubblico. Infine la sua era una cultura di corte, la cultura della Maniera, dai temi spesso ermetici, sottovalutata fino alla metà del secolo scorso. La nuova considerazione in cui oggi si tengono questi artisti è testimoniata dai prezzi altissimi raggiunti dalle loro opere; il piccolo rame orsiano con Leda e il cigno, ad esempio, ad un'asta Sotheby’s di New York nel 2008 è stato pagato un milione e 27 mila euro».

Nel catalogo della mostra del 1987 lei ha messo in dubbio il fatto che il 1511 sia effettivamente l'anno di nascita dell'Orsi.
«E’ nato sicuramente a Novellara, dove suo padre era capitano della porta del castello. Tradizionalmente, fino a tempi relativamente recenti, si è ritenuto che la data di nascita fosse il 1511 ricavandola dalla sua lapide sepolcrale, che lo dice morto a 76 anni nel 1587. Alcuni documenti ritrovati in occasione della mostra hanno giustificato però un ragionevole dubbio su tale data. In particolare il rinvenimento di un rogito del 1528 in cui Lelio risulta testimone, cosa per la quale occorreva avere almeno 20 anni, suggeriscono di retrodatare la sua nascita a non oltre il 1508».

Dopo la mostra di Reggio lei ha seguito l'impegno dell'Amministrazione comunale per acquisire al museo Gonzaga nuove opere orsiane.
«Si, con risultati soddisfacenti, se si considera la scarsità dei mezzi a disposizione. La principale acquisizione è statacertamente l’Annunciazione, un olio su tavola acquistato nel 2002 in una fortunata occasione, ora fra i pezzi di maggiore pregio del museo Gonzaga. Altre acquisizioni minori ma importanti sono il disegno a penna e inchiostro Trionfo di Galatea con tritoni e creature marine, e lo Studio per un fregio con satiri, tritoni e nereidi».
Vittorio Ariosi
19 novembre 2011