martedì 22 novembre 2011
lunedì 21 novembre 2011
ORSI A NOVELLARA. Il convegno su La Gazzetta di Reggio del 17 novembre 2011
Era il figlio del capitano della porta del Castello dei Gonzaga di Novellara
NOVELLARA. Lelio Orsi (Novellara 1511-1587), ovvero Lelio da Nuvolara “in architettura magno, in pittura maggiore e in disegno optimo”, è – come ha scritto Giuliano Briganti parlando dell’artista novellarese, le cui opere caratterizzano tuttora il paese reggiano della Bassa – uno dei più affascinanti protagonisti in territorio emiliano di quell'età crepuscolare «ancora memore della classica naturalezza e dell'amore correggesco per le favole antiche, impreziosita dalle sottili alchimie della Maniera, dominata dalla luce dei cupi pensieri nati dal grande animo introverso di Michelangelo».Nato da Bartolomeo Orsi, capitano della porta del Castello dei Gonzaga di Novellara, Lelio ha trascorso i primi anni della sua vita a contatto con l'ambiente culturalmente stimolante della piccola e raffinata corte gonzaghesca.
Del suo apprendistato artistico si hanno scarse notizie. La sua prima opera giovanile conosciuta è il fregio con scene di lotte e d'amore, putti, satiri, cavalli, guerrieri, animali mostruosi e stemmi, della canonica della chiesa del castello di Querciola; con già la misura di una vivace inventiva e più di un eco dell'influsso di Giulio Romano.
Accusato di complicità in un fatto di sangue a Reggio Emilia (al quale risultò poi totalmente estraneo), nel 1546 Lelio Orsi si rifugiò definitivamente a Novellara, protetto dai Gonzaga, di cui diventò ben presto artista di corte.
Un viaggio a Venezia fu l'occasione per venire a contatto con la pittura veneziana e di conoscere alcuni pittori tedeschi e fiamminghi. Durante un lungo soggiorno a Roma, presso la corte pontificia, al seguito del conte Alfonso Gonzaga, la lezione michelangiolesca segnò profondamente la sua formazione artistica.
Il 1563 fu l'anno di inizio, nella piccola capitale gonzaghesca, di una stagione di intense attività edilizie e pittoriche, con Lelio Orsi nel ruolo di eclettico “genius loci”.
Su suo progetto furono realizzate diverse emergenze architettoniche, alcune delle quali ancora oggi caratterizzano Novellara: dalla chiesa collegiata di Santo Stefano alla casa di probazione dei Gesuiti, dalle due "delizie" gonzaghesche, al piano nobile e al loggiato della Rocca.
Tutte opere caratterizzate da dovizia di affreschi all'interno e all'esterno degli edifici.
L'ultima sua opera fu il disegno della Madonna della Ghiara, dipinta poi dal Bertone per la cattedrale di Reggio.
In occasione del quattrocentesimo anniversario della morte, celebrato nel 1987, enti pubblici e privati hanno dedicato a “Lelio Orsi da Nuvolara”, fra Reggio Emilia e Novellara, una straordinaria mostra antologica, una mostra di opere di suoi allievi e un convegno internazionale di studi. Ora si celebra il cinquecentesimo anniversario della nascita.
17 novembre 2011
Nato da Bartolomeo Orsi, capitano della porta del Castello dei Gonzaga di Novellara, Lelio ha trascorso i primi anni della sua vita a contatto con l'ambiente culturalmente stimolante della piccola e raffinata corte gonzaghesca.
Del suo apprendistato artistico si hanno scarse notizie. La sua prima opera giovanile conosciuta è il fregio con scene di lotte e d'amore, putti, satiri, cavalli, guerrieri, animali mostruosi e stemmi, della canonica della chiesa del castello di Querciola; con già la misura di una vivace inventiva e più di un eco dell'influsso di Giulio Romano.
Accusato di complicità in un fatto di sangue a Reggio Emilia (al quale risultò poi totalmente estraneo), nel 1546 Lelio Orsi si rifugiò definitivamente a Novellara, protetto dai Gonzaga, di cui diventò ben presto artista di corte.
Un viaggio a Venezia fu l'occasione per venire a contatto con la pittura veneziana e di conoscere alcuni pittori tedeschi e fiamminghi. Durante un lungo soggiorno a Roma, presso la corte pontificia, al seguito del conte Alfonso Gonzaga, la lezione michelangiolesca segnò profondamente la sua formazione artistica.
Il 1563 fu l'anno di inizio, nella piccola capitale gonzaghesca, di una stagione di intense attività edilizie e pittoriche, con Lelio Orsi nel ruolo di eclettico “genius loci”.
Su suo progetto furono realizzate diverse emergenze architettoniche, alcune delle quali ancora oggi caratterizzano Novellara: dalla chiesa collegiata di Santo Stefano alla casa di probazione dei Gesuiti, dalle due "delizie" gonzaghesche, al piano nobile e al loggiato della Rocca.
Tutte opere caratterizzate da dovizia di affreschi all'interno e all'esterno degli edifici.
L'ultima sua opera fu il disegno della Madonna della Ghiara, dipinta poi dal Bertone per la cattedrale di Reggio.
In occasione del quattrocentesimo anniversario della morte, celebrato nel 1987, enti pubblici e privati hanno dedicato a “Lelio Orsi da Nuvolara”, fra Reggio Emilia e Novellara, una straordinaria mostra antologica, una mostra di opere di suoi allievi e un convegno internazionale di studi. Ora si celebra il cinquecentesimo anniversario della nascita.
Del suo apprendistato artistico si hanno scarse notizie. La sua prima opera giovanile conosciuta è il fregio con scene di lotte e d'amore, putti, satiri, cavalli, guerrieri, animali mostruosi e stemmi, della canonica della chiesa del castello di Querciola; con già la misura di una vivace inventiva e più di un eco dell'influsso di Giulio Romano.
Accusato di complicità in un fatto di sangue a Reggio Emilia (al quale risultò poi totalmente estraneo), nel 1546 Lelio Orsi si rifugiò definitivamente a Novellara, protetto dai Gonzaga, di cui diventò ben presto artista di corte.
Un viaggio a Venezia fu l'occasione per venire a contatto con la pittura veneziana e di conoscere alcuni pittori tedeschi e fiamminghi. Durante un lungo soggiorno a Roma, presso la corte pontificia, al seguito del conte Alfonso Gonzaga, la lezione michelangiolesca segnò profondamente la sua formazione artistica.
Il 1563 fu l'anno di inizio, nella piccola capitale gonzaghesca, di una stagione di intense attività edilizie e pittoriche, con Lelio Orsi nel ruolo di eclettico “genius loci”.
Su suo progetto furono realizzate diverse emergenze architettoniche, alcune delle quali ancora oggi caratterizzano Novellara: dalla chiesa collegiata di Santo Stefano alla casa di probazione dei Gesuiti, dalle due "delizie" gonzaghesche, al piano nobile e al loggiato della Rocca.
Tutte opere caratterizzate da dovizia di affreschi all'interno e all'esterno degli edifici.
L'ultima sua opera fu il disegno della Madonna della Ghiara, dipinta poi dal Bertone per la cattedrale di Reggio.
In occasione del quattrocentesimo anniversario della morte, celebrato nel 1987, enti pubblici e privati hanno dedicato a “Lelio Orsi da Nuvolara”, fra Reggio Emilia e Novellara, una straordinaria mostra antologica, una mostra di opere di suoi allievi e un convegno internazionale di studi. Ora si celebra il cinquecentesimo anniversario della nascita.
17 novembre 2011
ORSI A NOVELLARA. Il convegno sul Carlino online del 17 novembre 2011
Finalmente ritorna "Il ratto di Gianimede"
L'affresco di Lelio Orsi
A Novellara, nel teatro della Rocca, da domani un convegno di studi
Il Ratto di Gianimede di Lelio Orsi
Reggio Emilia, 17 novembre 2011 – A Novellara, nel teatro della Rocca, domani dalle 10 si svolge un convegno di studi di Lelio Orsi, oltre alle visite guidate in programma pure domenica. In questa importante circostanza sarà esposto l’affresco raffigurante il "ratto di Ganimede". Un modo in più per festeggiare i 500 anni di Lelio Orsi.
L’opera, della metà del Cinquecento che fu commissionata all’Orsi da Costanza da Correggio e occupava la volta di una stanza nella rocca dei Gonzaga. L’affresco rimarrà al museo Gonzaga di Novellara da sabato 19 novembre sino al prossimo 6 gennaio 2012.
Tra i ricchissimi materiali che vanta il museo da ricordare gli affreschi romanico bizantini della chiesa di San Giovanni della Fossa, il ciclo di affreschi di Lelio Orsi provenienti dal Casino di Sopra e in deposito dalla Galleria Estense; l'"Annunciazione" di Lelio Orsi; il prezioso arazzo di Alfonso I Gonzaga (datato 1554); la serie dei ritratti della famiglia Gonzaga di Novellara; la preziosa collezione di vasi di ceramica della antica Spezieria dei Gesuiti.
L’opera, della metà del Cinquecento che fu commissionata all’Orsi da Costanza da Correggio e occupava la volta di una stanza nella rocca dei Gonzaga. L’affresco rimarrà al museo Gonzaga di Novellara da sabato 19 novembre sino al prossimo 6 gennaio 2012.
Tra i ricchissimi materiali che vanta il museo da ricordare gli affreschi romanico bizantini della chiesa di San Giovanni della Fossa, il ciclo di affreschi di Lelio Orsi provenienti dal Casino di Sopra e in deposito dalla Galleria Estense; l'"Annunciazione" di Lelio Orsi; il prezioso arazzo di Alfonso I Gonzaga (datato 1554); la serie dei ritratti della famiglia Gonzaga di Novellara; la preziosa collezione di vasi di ceramica della antica Spezieria dei Gesuiti.
ORSI A NOVELLARA. Intervista a Massimo Pirondini sul Giornale di Reggio
Novellara riscopre le grandi opere del pittore Lelio Orsi
Le iniziative per il 500.mo anniversario della nascita e il “ritorno” da Modena del “Ratto di Ganimede”
NOVELLARA
Oggi, nella giornata di studi organizzata nel teatro della Rocca a Novellara in occasione del cinquecentesimo anniversario della nascita di Lelio Orsi, fra gli undici relatori sulla figura di Lelio Orsi e la cultura del suo tempo c'è anche Massimo Pirondini, lo storico dell'arte reggiano che fra l'altro ha curato la straordinaria mostra antologica nelle sale del teatro municipale di Reggio Emilia nel 1987, in occasione del cinquecentesimo anniversario della morte dell'Orsi: un'occasione unica per vedere insieme quasi tutte le sue maggiori opere, sparse nei vari musei del mondo.
Pirondini, che al convegno di Novellara, parlerà degli ultimi acquisti orsiani del museo Gonzaga, è fra gli storici dell'arte che più hanno studiato l'opera e la vita di Lelio Orsi.
Perchè Lelio Orsi è ancora oggi relativamente poco conosciuto?
«Lelio Orsi è certamente, con il Correggio e con Nicolò dell'Abate, fra i maggiori protagonisti di quella splendida stagione artistica che nel Cinquecento interessò anche le piccole corti intorno a Reggio. E’ un artista straordinario, ben noto agli studiosi e agli addetti ai lavori ma ancora oggi relativamente poco conosciuto, essenzialmente per tre ragioni. Trascorse gran parte della sua vita in provincia, fra Novellara e Reggio, in una zona, l'Emilia occidentale, trascurata dalla grande storiografia del tempo: Vasari dedicò poche pagine al Correggio e ignorò del tutto Lelio Orsi. Inoltre molti dei suoi dipinti sono andati perduti, così come gli affreschi. I suoi disegni, oggi in gran parte al Louvre e nei più importanti musei inglesi e statunitensi, erano già allora per pochi raffinati collezionisti ed intenditori, non certo destinati al grande pubblico. Infine la sua era una cultura di corte, la cultura della Maniera, dai temi spesso ermetici, sottovalutata fino alla metà del secolo scorso. La nuova considerazione in cui oggi si tengono questi artisti è testimoniata dai prezzi altissimi raggiunti dalle loro opere; il piccolo rame orsiano con Leda e il cigno, ad esempio, ad un'asta Sotheby’s di New York nel 2008 è stato pagato un milione e 27 mila euro».
Nel catalogo della mostra del 1987 lei ha messo in dubbio il fatto che il 1511 sia effettivamente l'anno di nascita dell'Orsi.
«E’ nato sicuramente a Novellara, dove suo padre era capitano della porta del castello. Tradizionalmente, fino a tempi relativamente recenti, si è ritenuto che la data di nascita fosse il 1511 ricavandola dalla sua lapide sepolcrale, che lo dice morto a 76 anni nel 1587. Alcuni documenti ritrovati in occasione della mostra hanno giustificato però un ragionevole dubbio su tale data. In particolare il rinvenimento di un rogito del 1528 in cui Lelio risulta testimone, cosa per la quale occorreva avere almeno 20 anni, suggeriscono di retrodatare la sua nascita a non oltre il 1508».
Dopo la mostra di Reggio lei ha seguito l'impegno dell'Amministrazione comunale per acquisire al museo Gonzaga nuove opere orsiane.
«Si, con risultati soddisfacenti, se si considera la scarsità dei mezzi a disposizione. La principale acquisizione è statacertamente l’Annunciazione, un olio su tavola acquistato nel 2002 in una fortunata occasione, ora fra i pezzi di maggiore pregio del museo Gonzaga. Altre acquisizioni minori ma importanti sono il disegno a penna e inchiostro Trionfo di Galatea con tritoni e creature marine, e lo Studio per un fregio con satiri, tritoni e nereidi».
Vittorio Ariosi
Oggi, nella giornata di studi organizzata nel teatro della Rocca a Novellara in occasione del cinquecentesimo anniversario della nascita di Lelio Orsi, fra gli undici relatori sulla figura di Lelio Orsi e la cultura del suo tempo c'è anche Massimo Pirondini, lo storico dell'arte reggiano che fra l'altro ha curato la straordinaria mostra antologica nelle sale del teatro municipale di Reggio Emilia nel 1987, in occasione del cinquecentesimo anniversario della morte dell'Orsi: un'occasione unica per vedere insieme quasi tutte le sue maggiori opere, sparse nei vari musei del mondo.
Pirondini, che al convegno di Novellara, parlerà degli ultimi acquisti orsiani del museo Gonzaga, è fra gli storici dell'arte che più hanno studiato l'opera e la vita di Lelio Orsi.
Perchè Lelio Orsi è ancora oggi relativamente poco conosciuto?
«Lelio Orsi è certamente, con il Correggio e con Nicolò dell'Abate, fra i maggiori protagonisti di quella splendida stagione artistica che nel Cinquecento interessò anche le piccole corti intorno a Reggio. E’ un artista straordinario, ben noto agli studiosi e agli addetti ai lavori ma ancora oggi relativamente poco conosciuto, essenzialmente per tre ragioni. Trascorse gran parte della sua vita in provincia, fra Novellara e Reggio, in una zona, l'Emilia occidentale, trascurata dalla grande storiografia del tempo: Vasari dedicò poche pagine al Correggio e ignorò del tutto Lelio Orsi. Inoltre molti dei suoi dipinti sono andati perduti, così come gli affreschi. I suoi disegni, oggi in gran parte al Louvre e nei più importanti musei inglesi e statunitensi, erano già allora per pochi raffinati collezionisti ed intenditori, non certo destinati al grande pubblico. Infine la sua era una cultura di corte, la cultura della Maniera, dai temi spesso ermetici, sottovalutata fino alla metà del secolo scorso. La nuova considerazione in cui oggi si tengono questi artisti è testimoniata dai prezzi altissimi raggiunti dalle loro opere; il piccolo rame orsiano con Leda e il cigno, ad esempio, ad un'asta Sotheby’s di New York nel 2008 è stato pagato un milione e 27 mila euro».
Nel catalogo della mostra del 1987 lei ha messo in dubbio il fatto che il 1511 sia effettivamente l'anno di nascita dell'Orsi.
«E’ nato sicuramente a Novellara, dove suo padre era capitano della porta del castello. Tradizionalmente, fino a tempi relativamente recenti, si è ritenuto che la data di nascita fosse il 1511 ricavandola dalla sua lapide sepolcrale, che lo dice morto a 76 anni nel 1587. Alcuni documenti ritrovati in occasione della mostra hanno giustificato però un ragionevole dubbio su tale data. In particolare il rinvenimento di un rogito del 1528 in cui Lelio risulta testimone, cosa per la quale occorreva avere almeno 20 anni, suggeriscono di retrodatare la sua nascita a non oltre il 1508».
Dopo la mostra di Reggio lei ha seguito l'impegno dell'Amministrazione comunale per acquisire al museo Gonzaga nuove opere orsiane.
«Si, con risultati soddisfacenti, se si considera la scarsità dei mezzi a disposizione. La principale acquisizione è statacertamente l’Annunciazione, un olio su tavola acquistato nel 2002 in una fortunata occasione, ora fra i pezzi di maggiore pregio del museo Gonzaga. Altre acquisizioni minori ma importanti sono il disegno a penna e inchiostro Trionfo di Galatea con tritoni e creature marine, e lo Studio per un fregio con satiri, tritoni e nereidi».
Vittorio Ariosi
19 novembre 2011
ORSI A NOVELLARA. Alcune immagini dal convegno
Elena Ghidini e Angelo Mazza
Massimo Pirondini
Un'immagine dal convegno
Pierluigi Carofano e Marco Ciampolini
mercoledì 16 novembre 2011
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