GLI OGGETTI CI PARLANO
LA GALLERIA DEI
RITRATTI
fotografie di Fabrizio Orsi
Galleria
Bigi-Iotti Reggio Emilia
p.zza
Fontenesi, 11/A
sab.
4 maggio-dom. 16 Giugno
sab-dom
17,00-20,00
inaugurazione
sabato 4 maggio ore 19,00
A distanza di un anno dalla mostra Gli oggetti i parlano, allestita ai
chiostri di S. Pietro a Reggio Emilia con la cura di Italo Rota, l’Associazione
culturale A Regola d’Arte propone di quell’evento alcune delle immagini
più significative. Di quel formidabile work
in progress o elaborata installazione restano infatti decine di migliaia di
immagini, di professionisti e non, che hanno registrato meticolosamente ogni
fase dell’allestimento, ogni singolo oggetto e molte delle persone coinvolte
nel prestito degli oggetti. I video, ma soprattutto la fotografia costituivano
parte integrante del progetto, destinato nel breve volgere di qualche mese ad
essere smantellato.
Il set di Fabrizio Orsi, allestito
all’inizio degli spazi espositivi, aveva lo scopo di ritrarre i prestatori
insieme all’oggetto prestato. Ritratti e oggetti. Ne sono scaturite
cartoline-ricordo in parte donate già alla fine dell’esposizione, ma la maggior
parte del materiale fotografico, oggi riprodotto anche in grande formato e di
notevole bellezza, non è mai stato esposto né reso fruibile. Decine e decine di
ritratti che testimoniano la partecipazione attiva della cittadinanza a un
evento culturale innovativo e di lunga gittata per il futuro museo della città.
Decine e decine di oggetti, ognuno con una peculiare storia personale e
materiale, che hanno fatto parte di un grande racconto collettivo quale è stata
la storia della nostra città a partire dagli anni ’60.
Quattro i nodi tematici del racconto,
quattro le stanze allestite in previsione delle future period rooms che vedranno la luce nel nuovo museo di S. Francesco:
come vestiremo, come mangeremo, come condivideremo, come parteciperemo. Quattro
aspetti cruciali della storia sociale più recente della nostra città intesi
come momenti centrali di passaggio e innovazione, come congiunture della storia
della città e del paese. La moda, intesa come stile di vita e come fusione di
artigianato e innovazione; la cucina, come luogo cardine del cambiamento dei
costumi sociali e alimentari; il viaggio, come momento della scoperta, del confronto,
dello scambio, dell’incredibile allargamento delle prospettive culturali; la
politica, come luogo di condivisione di idee e prospettive, di partecipazione
collettiva.
Come i grandi collezionisti, mecenati o
donatori, dei secoli passati, il coinvolgimento in prima persona del pubblico –
che liberamente ha deciso di prestare gli oggetti o donarli – ha trasformato
automaticamente una operazione culturale “per pochi”in un progetto “per molti”
se non “per tutti”. Ed è questa, in
estrema sintesi, anche la sfida del futuro museo reggiano.