Novellara “riscopre” il patrimonio dell’artista Lelio Orsi
Successo per la due giorni organizzata per i 500 anni dalla nascita dell’artista cresciuto alla Corte dei Gonzaga
NOVELLARA
Le giornate di studi in occasione del cinquecentesimo anniversario della nascita di Lelio Orsi ha visto, nel teatro della Rocca, la presenza di numerosi relatori e di un pubblico numeroso. Per celebrare la figura di un grande manierista alla corte dei Gonzaga di Novellara, dove Orsi è nato e ha operato per gran parte della sua vita, che ancora oggi porta i segni del suo genio nelle principali emergenze storiche e architettoniche ed è presente con alcune importanti opere nel Museo Gonzaga. L'incontro si è articolato su due grandi filoni tematici: gli spazi pubblici del Rinascimento e la figura di Lelio Orsi. La mattinata è iniziata con i saluti del sindaco Raul Daoli, dell'assessore provinciale alla Cultura Mirko Tutino e dell'assessore comunale alla Cultura Paolo Santachiara; mentre la direttrice del Museo Gonzaga Elena Ghidini ha letto una bella lettera di Claudio Strinati, del ministero dei Beni culturali, che doveva presiedere i lavori ma è dovuto rimanere a Roma per le incombenze derivanti dall'insediamento del nuovo ministro.
Ha aperto la serie dei contributi Angelo Mazza, che nella sua veste di ispettore onorario per i beni storici e artistici ha seguito negli anni il processo di crescita e qualificazione del Museo Gonzaga, tracciando un quadro dei cicli decorativi nelle piccole corti padane.
Lo storico Massimo Pirondini, curatore della mostra di Orsi a Reggio del 1987, ha presentato le recenti acquisizioni del Museo Gonzaga, in particolare l’“Annunciazione”, uno splendido olio su tavola, dipinto per la devozione privata, che nel corso dei secoli è apparso e scomparso in diverse collezioni in Italia, in Inghilterra e in Argentina. Ritornata in Italia, fu acquistata dal notaio reggiano Carlo Veneri, la cui famiglia, dopo la sua morte, l'ha ceduta al Museo Gonzaga a condizioni straordinariamente convenienti.
Sull'opera giovanile dell'Orsi nel castello di Querciola è intervenuta l'architetto Maria Cristina Costa. Mentre l'architetto Giancarlo Grassi ha presentato un disegno inedito della facciata della cattedrale di Reggio. Ha concluso il presidente del Club Unesco di Reggio, Walter Baricchi, sul Rinascimento urbano nelle piccole capitali padane. Dopo il buffet e la visita alla piazza di Novellara, nel pomeriggio Pier Luigi Carofano dell'Università di Siena, ha formulato alcune precisazioni su una nuova versione del Cristo nell'Orto degli Olivi, fra il Correggio e Lelio Orsi. La storico dell'arte Alessandra Bigi Iotti ha trattato dell'attività alla corte dei Gonzaga di Novellara di due allievi dell'Orsi, Pietro Motta e Raffaellino da Reggio.
Al termine della giornata in programma la visita al Museo Gonzaga, dove, oltre alle altre opere orsiane del museo, è esposto (fino al 6 gennaio, per gentile concessione della Soprintendenza competente) anche il Ratto di Ganimede, uno dei primi affreschi realizzati dall'Orsi in Rocca, dipinto al centro della volta del camerino decorato di Donna Costanza da Correggio. Staccato e trasportato a Modena, insieme ad altre opere d'arte, per conto degli Estensi, alla metà dell'Ottocento.
Vittorio Ariosi
Le giornate di studi in occasione del cinquecentesimo anniversario della nascita di Lelio Orsi ha visto, nel teatro della Rocca, la presenza di numerosi relatori e di un pubblico numeroso. Per celebrare la figura di un grande manierista alla corte dei Gonzaga di Novellara, dove Orsi è nato e ha operato per gran parte della sua vita, che ancora oggi porta i segni del suo genio nelle principali emergenze storiche e architettoniche ed è presente con alcune importanti opere nel Museo Gonzaga. L'incontro si è articolato su due grandi filoni tematici: gli spazi pubblici del Rinascimento e la figura di Lelio Orsi. La mattinata è iniziata con i saluti del sindaco Raul Daoli, dell'assessore provinciale alla Cultura Mirko Tutino e dell'assessore comunale alla Cultura Paolo Santachiara; mentre la direttrice del Museo Gonzaga Elena Ghidini ha letto una bella lettera di Claudio Strinati, del ministero dei Beni culturali, che doveva presiedere i lavori ma è dovuto rimanere a Roma per le incombenze derivanti dall'insediamento del nuovo ministro.
Ha aperto la serie dei contributi Angelo Mazza, che nella sua veste di ispettore onorario per i beni storici e artistici ha seguito negli anni il processo di crescita e qualificazione del Museo Gonzaga, tracciando un quadro dei cicli decorativi nelle piccole corti padane.
Lo storico Massimo Pirondini, curatore della mostra di Orsi a Reggio del 1987, ha presentato le recenti acquisizioni del Museo Gonzaga, in particolare l’“Annunciazione”, uno splendido olio su tavola, dipinto per la devozione privata, che nel corso dei secoli è apparso e scomparso in diverse collezioni in Italia, in Inghilterra e in Argentina. Ritornata in Italia, fu acquistata dal notaio reggiano Carlo Veneri, la cui famiglia, dopo la sua morte, l'ha ceduta al Museo Gonzaga a condizioni straordinariamente convenienti.
Sull'opera giovanile dell'Orsi nel castello di Querciola è intervenuta l'architetto Maria Cristina Costa. Mentre l'architetto Giancarlo Grassi ha presentato un disegno inedito della facciata della cattedrale di Reggio. Ha concluso il presidente del Club Unesco di Reggio, Walter Baricchi, sul Rinascimento urbano nelle piccole capitali padane. Dopo il buffet e la visita alla piazza di Novellara, nel pomeriggio Pier Luigi Carofano dell'Università di Siena, ha formulato alcune precisazioni su una nuova versione del Cristo nell'Orto degli Olivi, fra il Correggio e Lelio Orsi. La storico dell'arte Alessandra Bigi Iotti ha trattato dell'attività alla corte dei Gonzaga di Novellara di due allievi dell'Orsi, Pietro Motta e Raffaellino da Reggio.
Al termine della giornata in programma la visita al Museo Gonzaga, dove, oltre alle altre opere orsiane del museo, è esposto (fino al 6 gennaio, per gentile concessione della Soprintendenza competente) anche il Ratto di Ganimede, uno dei primi affreschi realizzati dall'Orsi in Rocca, dipinto al centro della volta del camerino decorato di Donna Costanza da Correggio. Staccato e trasportato a Modena, insieme ad altre opere d'arte, per conto degli Estensi, alla metà dell'Ottocento.
Vittorio Ariosi